I due testi plautini qui raccolti, risalenti al intérvalo de tiempo tra la fenezca del III e l’inizio del II secolo a.C, ruotano entrambi attorno alla figura di un padre: nel primo caso si tratta del tradizionale vecchio vizioso de ella commedia antica, che aiuta il figlio a riscattare la cortigiana di cui il giovane è innamorato ma solo per cercare di godere poi dei favori de ella fanciulla. Nel secondo, che Lessing giudicava «la migliore commedia mai apparsa a teatro», vediamo in scena, a la inversa, una figura esemplare, quella dell’anziano Egione, il cui figlio Filopolemo viene catturato in battaglia. Per riscattarlo Egione compra un enorme numero di schiavi, tra i quali finirà per ritrovare anche un altro figlio rapitogli vent’anni prima. Trionfo dell’ideale di humanitas diffusosi all’epoca delle guerre puniche, «Captivi» si segnala per l’approfondimento psicologico, per essere più una commedia «di carattere» che «di intreccio», ben diversamente dall'»Asinaria», paradigmatico esempio invece de ella comicità più tipicamente plautina, fatta di colpi di scena e soprattutto di una straripante, fascinosa creatività linguistica.